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Differenza tra sushi e sashimi: quanto conta il riso

New Kenji differenze tra sushi e sashimi

Gli appassionati di sushi probabilmente non hanno alcun dubbio e conoscono perfettamente la differenza tra sushi e sashimi. Tuttavia, per chi non è un esperto, qualche perplessità è lecita.

Del resto, tra tipi di sushi diversi e nomi dei piatti non sempre facili da memorizzare, si può generare confusione.

Tuttavia, per chi vuole diventare un vero virtuoso di quest’arte culinaria, è importante conoscere in modo corretto le differenze.

Sushi e sashimi: come distinguerli

Per imparare a distinguere sushi e sashimi va detto, innanzitutto, che sono entrambi due piatti che fanno parte della tradizione culinaria giapponese e, come tali, sono ugualmente importanti.

Spesso si pensa che la differenza principale consista nel fatto che il sashimi è a base esclusivamente di pesce crudo: in realtà, questa idea non è del tutto corretta. Prima di tutto perché talvolta il sashimi può contenere anche pesce scottato o varianti vegetariane o, ancora, varianti con carne; inoltre, perché questa non è la vera differenza tra sushi e sashimi.

Infatti, l’elemento che davvero differenzia i due piatti è il riso.

Il sushi, in tutte le sue varianti, dai roll al nigiri, etc., è sempre fatto con una base di riso ed è l’unico ingrediente che non può mai mancare. L’origine stessa del sushi dipende strettamente dal riso che, anticamente, veniva utilizzato per conservare il pesce.

Pertanto, può esistere il sushi senza pesce, come nel caso delle varianti vegetariane o con carne dell’uramaki, ma non può esistere sushi senza riso.

Il sashimi, invece, non contiene riso. Infatti, questo piatto consiste in piccole e sottili fette di pesce freschissimo.

Che cos’è il sashimi

Spesso noi, quando parliamo di sushi, in realtà pensiamo al sashimi che in Giappone rappresenta il piatto iniziale nel menu tradizionale.

Per contro, però, nei nostri supermercati – che oggi si sono ampiamente specializzati in piatti pronti nipponici – il sashimi si trova raramente.

Il termine sashimi significa infilzato: sebbene non sia del tutto chiara l’origine di questa parola, probabilmente è legata al fatto che in passato il pesce, una volta pescato, veniva, appunto, infilzato per poi essere messo sotto ghiaccio. Secondo altri, invece, tale termine deriverebbe dall’abitudine dei cuochi nipponici di infilare una specie di spiedo nel pesce per mostrarlo ai commensali prima di servirlo.

Di fatto, il sashimi è un piatto composto da pesce crudo o da molluschi e crostacei scottati, come calamari e gamberetti, tagliati più o meno sottili a seconda della tipologia di pesce e serviti con una guarnizione.

Assieme al sashimi non possono mancare le salse: in particolare, la salsa di soia e la salsa wasabi. Oltre a far risaltare i sapori, le salse in origine avevano anche la funzione di contrastare batteri e parassiti che si potevano trovare nel pesce crudo.

Sashimi: davvero solo pesce crudo?

La confusione tra sushi e sashimi spesso porta pensare che nel sushi ci sia solo pesce crudo. Invece, non è raro che nel sushi ci sia anche pesce cotto. Inoltre, nel sushi ci sono spesso anche altri ingredienti: oltre all’irrinunciabile riso, si possono trovare alghe, verdure e carne. Alcune varianti, poi, includono anche pesce in tempura e pesce grigliato.

Il sashimi, invece, oltre a non contenere riso, è fatto con pesce crudo: le uniche eccezioni concesse sono per alcuni crostacei e molluschi che non si possono mangiare crudi e, perciò, vengono scottati.

Sashimi e sushi: le differenze nutrizionali

La differenza tra sashimi e sushi riguarda anche le proprietà nutritive e l’apporto calorico dei due piatti.

Il sashimi è senza dubbio un piatto più dietetico, in quanto il pesce crudo è meno calorico rispetto al pesce fritto o cotto alla griglia. Ovviamente ciò vale solo nel caso in cui il sushi fosse preparato con pesce cotto. Il pesce crudo è particolarmente salutare in quanto è ricco di acidi grassi essenziali e di Omega3, che in parte si disperdono durante la cottura.

Per quanto riguarda il sushi, si deve considerare anche l’apporto calorico del riso che, essendo un carboidrato, può incidere: se da una parte può dare luogo a un piatto più calorico, dall’altra va detto che è più completo.

In più, vanno considerati altri eventuali ingredienti che spesso vengono aggiunti nella versione occidentale del sushi, come avviene per esempio aggiungendo maionese o formaggio. Maggiore è la quantità di grassi di tali ingredienti, più il sushi sarà calorico. Di solito, invece, quando si serve il sashimi si tende a non aggiungere altri ingredienti, se non la salsa di soia, il wasabi e la Tsuma, ovvero la guarnitura di verdure, daikon e alghe su cui si appoggia il pesce. Tutti questi ingredienti sono ricchi di sostanze nutritive ma poco calorici.

In sostanza, si tratta di due piatti comunque salutari e ricchi di sostanze nutritive: l’importante è che vengano cucinati correttamente, utilizzando pesce molto fresco e rispettando la ricetta originale.