APPROFONDIMENTI

L’evoluzione moderna dell’onigiri: l’onigirazu

onigirazu

Quando si pensa al sushi inteso come street food, il pensiero corre immediatamente agli onigiri, polpette triangolari di riso, caratterizzate da un piccolo foglio di alga nori che consente di tenerle in mano agevolmente. 

Spesso li abbiamo visti nei cartoni animati giapponesi, oggi più propriamente chiamati anime, utilizzati come merenda per i bambini o da portare a scuola e al lavoro e ci sono diventati familiari.

Nella loro rotondità sono confortanti, richiamano alla mente i nostri arancini, anche grazie al fatto di essere strutturati in maniera analoga: una componente principale di riso con un ripieno stuzzicante.

Come spesso avviene per i piatti di sushi, anche per questo esiste una rivisitazione in chiave moderna e, spesso, fusion. Si tratta, appunto, degli Onigirazu, sandwich di riso avvolti dell’alga nori e farciti con vari ingredienti, non sempre aderenti alla tradizione del sushi nipponico.

L’onigirazu: i manga all’origine dei panini di sushi

Chi ama il sushi – e oggi, grazie alla grande diffusione di questo piatto anche in Occidente, sono davvero tantissime persone – non potrebbe desiderare altro che portarsi in ufficio un panino di sushi, facile da preparare, comodo da consumare e personalizzato con gli ingredienti preferiti.

Questo è quello che deve aver pensato il protagonista della serie di fumetti Cooking Papa, inventore dell’Onigirazu.

Per quanto possa sembrare strano, l’origine di questo piatto si deve proprio a un manga: creato negli anni ’80 da Tochi Ueyama, è poi diventato una serie tv anime trasmessa in Giappone per tre anni.

Questo fumetto raccontava le vicende di un impiegato amante della cucina, il quale nascondeva la propria abilità culinaria fingendo che fosse la moglie – in realtà incapace di cucinare – a preparare gustosi manicaretti.

È proprio in uno di questi fumetti che compare l’onigirazu, caratterizzato da una preparazione semplice e veloce: su una lunga striscia di alga nori vengono disposti una base di riso e una serie di ingredienti non necessariamente tradizionali; quindi, la striscia viene ripiegata su di sé, fino a chiudere l’onigirazu a panino.  

Perché si chiamano Onigirazu

L’origine del nome degli Onogirazu, come si può facilmente supporre, è strettamente legata agli Onigiri.

In giapponese, la parola onigiri (お握り)deriva dal verbo nigiru che significa “stringere”, “modellare con le mani”. Questo piatto, infatti, fa proprio riferimento alla semplicità con cui può essere modellato e allo stesso tempo consumato.

Nella parola onigirazu è presente il suffisso -razu che nega l’azione, pertanto indica una preparazione che non ha necessità di essere modellata con le mani.

Come si prepara un Onigirazu

Proprio come dice il nome, la preparazione dell’onigirazu è ancora più semplice di quella dell’onigiri.

Rispetto a quest’ultimo, è più simile a un panino: la forma è quadrata o leggermente rettangolare e la quantità di farcitura è decisamente più generosa.

La preparazione parte sempre dall’alga nori, che viene disposta su una pellicola o su una stuoia da sushi, con il lato lucido rivolto verso il basso. Al centro si stende un primo strato di riso, compatto ma non troppo pressato, in modo che mantenga la sua morbidezza.

Sopra di esso si dispongono gli ingredienti scelti e si completa con un secondo strato di riso. A questo punto si ripiegano gli angoli dell’alga verso il centro, racchiudendo il ripieno come in un pacchetto, e si lascia riposare per qualche minuto avvolto nella pellicola, in modo che la struttura si compatti.

Il risultato è un panino di riso dal taglio netto, che rivela al suo interno un gioco di colori e consistenze molto scenografico.

Varianti di onigirazu e abbinamenti più popolari

La libertà è uno degli aspetti che rendono l’onigirazu così apprezzato: non esistono regole rigide sugli ingredienti, ma piuttosto un equilibrio tra sapori e consistenze.

Sebbene sia nato in Giappone, questo piatto si è mostrato subito molto adatto alle versioni fusion. Così come il California roll ha dato il via all’inserimento di ingredienti sempre più occidentali, allo stesso modo non ci si stupisce di trovare salse come la maionese nel “panino di sushi”.

Nelle versioni più comuni si ritrovano, infatti, combinazioni come tonno e maionese oppure pollo teriyaki accompagnato da lattuga croccante e fette di uovo sodo. Molto diffuse anche le versioni vegetariane o vegane, con tofu grigliato, avocado, carote julienne e cetriolo, spesso insaporiti da salsa di soia o da una leggera crema di sesamo.

In alcune reinterpretazioni occidentali, compaiono perfino ingredienti come salmone affumicato, formaggio, insalata di uova o bistecche di pollo impanato, segno di quanto l’onigirazu si presti ad adattarsi ai gusti locali pur mantenendo la sua identità giapponese.

Domande frequenti sull’onigirazu

Qual è la differenza tra onigiri e onigirazu?

L’onigiri ha forma triangolare o rotonda ed è pensato come uno spuntino monoporzione, con un piccolo ripieno avvolto nel riso e parzialmente nell’alga nori. L’onigirazu, invece, è un’evoluzione più moderna: somiglia a un panino, ha forma quadrata e contiene farciture più abbondanti e variabili, spesso ispirate anche alla cucina occidentale.

Come si prepara un onigirazu?

Si stende un foglio di alga nori, si aggiunge un primo strato di riso, il ripieno scelto e un altro strato di riso. Poi si piegano gli angoli dell’alga verso il centro fino a formare un pacchetto compatto. Dopo qualche minuto di riposo, l’onigirazu è pronto per essere tagliato e servito.

Cosa mettere dentro un onigirazu?

Non ci sono regole fisse: tra le versioni più popolari ci sono tonno e maionese, pollo teriyaki, salmone e avocado o tofu e verdure. L’importante è bilanciare sapori e consistenze, alternando ingredienti morbidi e croccanti.

L’onigirazu è considerato sushi?

Sì, anche se in una forma più libera e contemporanea. Come il sushi, utilizza riso condito e alga nori, ma la sua preparazione è pensata per la praticità e la varietà, più che per rispettare i canoni tradizionali.